venerdì, luglio 13, 2007

Misteri e storie di Venezia





I Templari ed il Santo Graal





In epoca templare Venezia era uno dei porti più importanti, non solo dal punto di vista commerciale. Infatti, da lì confluivano pellegrini e crociati diretti in Terrasanta e in altri luoghi di pellegrinaggio come Roma e San Giacomo di Compostela.
I rapporti di alleanza tra Templari e veneziani rendevano quanto mai importanti da un punto di vista strategico le precettorie templari a Venezia.
Per non intralciare il commercio della Serenissima Repubblica furono allestite navi solo per il trasporto dei pellegrini. Inoltre Venezia istituì una speciale magistratura e un “Codex Peregrinorum” per tutelare i viandanti e ben 135 ospitali furono attivati a Venezia.



La repubblica di Venezia disponendo di una grande flotta navale era l’unica potenza in grado di fornire le navi per trasportare cavalieri, cavalli e viveri fino la Terrasanta. Fu così che la Serenissima guidata dal Doge Enrico Dandolo divenne la protagonista della IV^ Crociata, indetta da Papa Innocenzo III.
Quando i Crociati giunsero a Venezia fecero le loro richieste. Il doge Enrico Dandolo, dopo aver consultato il Consiglio dei Dieci, approvò il patto e inviò il trattato al Papa Innocenzo III affinché lo ratificasse.
Tuttavia, i veneziani si erano assunti un impegno molto gravoso dal punto di vista economico e i crociati non si erano altrettanto attenuti alle scadenze di pagamento. Ormai i crociati iniziarono a confluire nell’Isola del Lido, Dandolo minacciò di sequestrarli fino al pagamento del debito, ma non fu sufficiente per recuperare la somma di denaro. Fu così che il doge propose, appoggiato dai crociati, di recuperare Zara e altri territori dell’Adriatico, da tempo contese dai re d’Ungheria.



L’8 ottobre 1202 la flotta salpò alla volta di Zara, ma prima riconquistò Trieste, Muggia e Umago. Arrivati a Zara dopo cinque giorni di resistenza la città dovette arrendersi. Questo costò ai veneziani la scomunica da parte del papa. La flotta ripartirà alla volta di Costantinopoli.
Il 12 aprile 1204 i crociati presero d’assalto la città, ed elessero imperatore Baldovino IX delle Fiandre. Per tre giorni la città verrà incendiata e saccheggiata, molti tesori e reliquie verranno portati in occidente, ai veneziani spetterà più di un terzo della città, ma costerà la vita al doge Enrico Dandolo che sarà sepolto presso la Chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli.






Tra i vari tesori e le varie reliquie di cui i veneziani fecero incetta a Bisanzio, durante questa IV^ Crociata si ricordano, in particolare i quattro cavalli in rame presenti sulla Basilica di San Marco e che tradizione vuole avessero al posto degli occhi degli splendidi rubini. Si sa ancora che da Costantinopoli sarebbe provenuta la Corona di Spine di Gesù che Luigi IX di Francia riuscì a sottrarre alla città per portarla in Francia, presso la Sainte Chapelle. Si mormora, infine, che anche il Graal, come bottino di quella crociata, volgesse il suo mistico cammino verso Venezia.



La tradizione lo vuole nascosto nel trono di San Pietro, il sedile ove si sarebbe davvero seduto l’Apostolo durante i suoi anni ad Antiochia. Il trono è costituito da una stele funeraria mussulmana e decorato con i versetti del Corano oggi presente nella chiesa di San Pietro in Castello.









Si narra che in qualche maniera poi sarebbe stato trasferito successivamente a Bari, città legata a quella veneta da interessanti tradizioni comuni come il santo Nicola ,di cui due città si spartirono le sacre reliquie. Alcune tradizioni locali, poi, vogliono che nella chiesa di San Barnaba fosse stato seppellito il corpo mummificato di un cavaliere crociato francese dal nome di Nicodemè de Besant-Mesurier, legato alla vicenda della traslazione della mistica coppa ritrovato nella zona nel 1612. In realtà non sono mai stati trovati documenti che parlassero di questo cavaliere.

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